PREVIDENZA COMPLEMENTARE
LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
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La natura e le finalità della previdenza complementare
La riforma previdenziale del 1995 (legge n. 335/1995) ha determinato una svolta nella storia della previdenza italiana attuando un nuovo sistema basato su “due pilastri”.
Il primo pilastro è rappresentato dalla previdenza obbligatoria (erogata dall'INPS, dall'INPDAP, dalle Casse professionali, ecc.) che assicura la pensione di base.
Il secondo pilastro è rappresentato dalla previdenza complementare, che attraverso l’adesione volontaria e collettiva alle forme pensionistiche complementari, offre la possibilità di costituirsi una pensione aggiuntiva.
Ne possono beneficiare gruppi e categorie di lavoratori mediante l’adesione ai fondi pensione (aperti e negoziali) o a forme previdenziali individuali accessibili a tutti i cittadini.
Le nuove norme diventeranno operative contestualmente all'entrata in vigore della riforma della previdenza obbligatoria, cioèdal 1° gennaio 2008.
La previdenza complementare è una forma di previdenza integrativa che si aggiunge a quella obbligatoria.
Nasce per garantire a tutti i lavoratori, in particolare ai più giovani, un tenore di vita adeguato anche dopo il pensionamento.
La guida predisposta dall'Agenzia delle Entrate
Ricorrere alla previdenza complementare, attraverso l’adesione ad un fondo pensione o la sottoscrizione di una polizza pensionistica, significa, sostanzialmente, fornirsi di uno strumento idoneo ad assicurare l’integrazione della pensione ordinaria.
Per attirare l’attenzione verso tale settore, il legislatore è intervenuto più volte disegnando, anzitutto, il “sistema” della previdenza complementare (con il Decreto legislativo n. 124 del 21 aprile 1993, successivamente modificato e integrato). In un secondo tempo, sono stati fissati principi e regole.
L’ultima riforma, attuata con il Decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, in vigore dal 1° gennaio 2007, ha interessato le forme di previdenza per l’erogazione di trattamenti pensionistici complementari del sistema obbligatorio. Il fine è quello di garantire la conservazione di un tenore di vita adeguato anche dopo il pensionamento.
L’attuale sistema della previdenza complementare si articola in tre fasi:
• dei contributi (o fase dell’accumulazione);
• dei rendimenti (o fase dell’investimento);
• delle prestazioni (o fase dell’erogazione).
Le nuove disposizioni emanate hanno introdotto importanti incentivi tributari sia per quanto riguarda la contribuzione che la tassazione delle prestazioni erogate.
Infatti, la nuova disciplina fiscale è intervenuta, tra l’altro, in riferimento:
• alla deducibilità dal reddito dei contributi versati ai fondi (entro determinati limiti);
• al regime fiscale per le prestazioni erogate, a prescindere dal tipo di prestazione (rendita o capitale);
• al finanziamento della prestazione che può essere attuato mediante il versamento di contributi a carico del lavoratore, del datore di lavoro, del committente o mediante conferimento del TFR (Trattamento di Fine Rapporto).
Considerata la complessità dell’argomento trattato, soprattutto per i “non addetti ai lavori”, l’Agenzia delle Entrate ha predisposto una guida che si pone l’obiettivo di fornire ai contribuenti utili informazioni, sotto l’aspetto tributario, dell’attuale sistema della previdenza complementare.
. Se vuoi scaricare la guida ”I vantaggi fiscali della previdenza complementare”, clicca QUI.
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RIFERIMENTI E APPROFONDIMENTI
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. Se vuoi approfondire l'argomento della previdenza complementare e consultare il sito del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, clicca QUI.
. Se vuoi approfondire l'argomento della previdenza complementare e consultare il sito dell'INPS, clicca QUI.
. Se vuoi approfondire l'argomento della previdenza complementare e consultare il sito dell'INPDAP, clicca QUI.
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Copyright © by TuttoCamere.it All Right Reserved. Pubblicato su: 2009-08-21 (1986 letture) [ Indietro ] |